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Frantumi di Sole









Autore: Vanessa Barbuto

Casa Editrice: Self Publishing

Dove trovarlo: Amazon

Formato: Copertina flessibile 7,90

Ebook 1,99 (o gratis su KU)

Genere: Poesie











Trama:

frantume. s. m. [der. di frangere, part. pass. franto] = "Ciascuno dei frammenti, per lo più irregolari e minuti, in cui un oggetto di materia dura e fragile si riduce per rottura, stritolamento, etc."


Questa raccolta di poesie non è altro che l'insieme dei frammenti di una vita trascorsa tra le vie di Roma, che fa dà sfondo al percorso esistenziale, a ricercare il senso di sé e del mondo, nelle relazioni con gli altri e con i luoghi. Caratteristico l'uso del dialetto in diversi componimenti, il viaggio di questa lettura porta a riconoscere nei pezzi di un'esistenza la luce del sole sempre pronto comunque a illuminare il cammino.



* * *



“Offro un tetto comune ai sognatori,

regalo spiccioli di cielo”


Se con “Dai tuffi al cuore 1 e 2” abbiamo potuto dare uno sguardo alla mente di Vanessa Barbuto, quello in cui ci imbattiamo in “Frantumi di sole” è il suo cuore. Mentre nei primi possiamo notare il suo stile pulito e scorrevole, le idee originali della trama centrale e dei suoi personaggi, nella raccolta possiamo imbatterci nei suoi sentimenti più nascosti, trovandoci davanti a un lato della sua persona che, tramite i suoi libri e i suoi post, non potremmo conoscere così a fondo.


“Ancora un ballo,

nessuno scorgerà

il nostro castello.

Allora tu amerai me,

ma i risvegli saranno distanti,

in letti diversi un’attesa:

e l’alba ci vedrà lontani.”


Mettere a nudo il proprio cuore, i propri sentimenti, ma anche i propri pensieri, non è mai facile; farlo, sapendo che molti sconosciuti leggeranno quei pezzi di te così intimi e nascosti dagli occhi degli altri, è ancora più difficile. Eppure, Vanessa ci riesce e non solo lo fa bene, ma arriva dritta anche ai nostri cuori: a volte con semplicità, a volte con similitudini e metafore che lasciano a bocca aperta, altre volte ancora in dialetto romano; tutte parlano di lei, ma parlano anche di noi. Chiunque può rivedersi nelle sue parole, anche se sono così private, e questa è una cosa che me le ha fatte apprezzare molto di più - in alcune mi sono meravigliata nel constatare che sono pensieri che potrei benissimo fare anche io, o che faccio, o ho fatto in passato.


“Porpora celeste

incorona:

tace la Cupola,

spiata tra i rami.”


Ritrovandoci nelle sue strofe, inoltre, possiamo conoscere Roma da un nuovo punto di vista, diverso da quello di chiunque altro (turista o abitante che sia), ma quello suo personale: una Roma bellissima che fa da sfondo, amica e compagna allo stesso tempo nelle sue giornate e dei suoi pensieri.


Mi dispiace di essere così “stretta” nella recensione, ma - oltre al fatto che a differenza dei romanzi dovrei vederle una per una - non mi sento neanche di stare troppo ad analizzarle per paura di snaturalizzarle, o in qualche modo giudicare l’autrice in un qualcosa di così personale. Però ci tengo a lasciarvi una delle frasi che più mi sono piaciute delle sue poesie.


“La dolcezza del mio mestiere

scalda i cuori di chi ama.

La quiete della notte

rende vivo il mio

che mi fa scrivere ancora.”



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